Wie jede Blüte welkt und jede Jugend
Dem Alter weicht, blüht jede Lebensstufe,
Blüht jede Weisheit auch und jede Tugend
Zu ihrer Zeit und darf nicht ewig dauern.
Come ogni fiore appassisce
e ogni giovinezza lascia il posto alla vecchiaia,
fiorisce ogni fase della vita,
anche la sapienza fiorisce e ogni virtù
al suo tempo e non può durare in eterno.
Bereit zum Abschied sein und Neubeginne,
Um sich in Tapferkeit und ohne Trauern
In andre, neue Bindungen zu geben.
Ad ogni richiamo della vita
il cuore deve essere pronto al congedo e ad un nuovo inizio,
e si deve dare con coraggio e senza essere afflitto
in altri nuovi impegni.
Und jedem Anfang wohnt ein Zauber inne,
Der uns beschützt und der uns hilft, zu leben.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e ci aiuta a vivere.
Wir sollen heiter Raum um Raum durchschreiten,
An keinem wie an einer Heimat hängen,
Der Weltgeist will nicht fesseln uns und engen,
Er will uns Stuf´ um Stufe heben, weiten.
Noi dobbiamo attraversare spazio dopo spazio serenamente,
e non aggrapparci ad alcuno come al luogo d'origine,
lo spirito universale non vuole legarci o chiuderci,
ma vuole passo dopo passo sollevarci, espanderci.
Kaum sind wir heimisch einem Lebenskreise
Und traulich eingewohnt, so droht Erschlaffen;
Nur wer bereit zu Aufbruch ist und Reise,
Mag lähmender Gewöhnung sich entraffen.
Appena ci siamo acclimatati a un cerchio della vita
e intimamente ambientati,
lì incombe l'infiacchimento;
solo chi è pronto alla partenza e al viaggio,
sfugge alla consuetudine paralizzante.
Es wird vielleicht auch noch die Todesstunde
Uns neuen Räumen jung entgegen senden,
Des Lebens Ruf an uns wird niemals enden,
Wohlan denn, Herz, nimm Abschied und gesunde!
Forse anche l'ora della morte
ci invierà ancora giovanile nuovi spazi,
la vita che ci chiama non finirà mai...
bene allora, cuore, prendi congedo e guarisci!
Forse anche l'ora della morte
ci invierà ancora giovanile nuovi spazi,
la vita che ci chiama non finirà mai...
bene allora, cuore, prendi congedo e guarisci!
Traduzione a cura di Giovanna Di Bello
La vecchiaia è la vecchiaia.
Non è la “Terza età”, come specialmente qui in Italia si ama dire – ma intanto ci hanno aggiunto anche la “Quarta età”, quando i pezzi che si perdono cominciano a essere davvero parecchi.
E io non ho mai capito perché qui da noi ci sia questa difficoltà a pronunciare la parola vecchiaia. Difficoltà che si manifestò già nel 1971, allorché Einaudi pubblicò la traduzione del ponderoso saggio di Simone de Beauvoir, uscito in Francia nel marzo 1970 col titolo semplice e diretto di La vieillesse. Che però Einaudi cambiò in La terza età.
Certamente, entrare e incamminarsi nella vecchiaia non è cosa da poco.
Si assiste a un continuo rimodellamento della struttura e dell’aspetto fisico, col suo corteggio di “acciacchi” che ci sono, al di là del fatto che una persona dimostri o meno gli anni che ha.
E anche il rapporto con la realtà circostante cambia – e con il vissuto di prima e quello di adesso.
E’ quindi naturale che chi si trova a vivere questa parte della vita si interroghi sul suo significato, come, forse, mai gli era successo per gli altri segmenti della vita, perché è anche giusto non arrendersi alla mera prospettiva dell’inutilità dell’esistenza – della nostra esistenza, in particolare – e alla prospettiva della tomba come unico traguardo.
Anche per chi crede in una vita ultraterrena, l’idea di doversene andare di qui è abbastanza, diciamo, seccante – almeno finché la qualità della vita resta a un livello accettabile.
Insomma, la ricerca di un senso della vita continua per chi l’ha già intrapresa, o, paradossalmente, può cominciare proprio ora – e con esiti a volte davvero di magica sorpresa.
( vecchi )
Magnifico è per i vecchi
il calore della stufa e il rosso di borgogna,
e infine una dolce morte -
ma più tardi,
non oggi!
non oggi!