giovedì 7 giugno 2018

Tr_8 : Slesia - Die Lage wird immer kritischer

DIE LAGE WIRD IMMER KRITISCER

1. Von nun an sahen wir immer öfter russische Jagdflieger am Himmel. 
2. Wahrscheinlich wollten sie den Flugplatz, der nicht weit von unserem Hof entfernt lag, ausfindig machen. 
3. Auch konnte man ab und zu entfernten Kanonendonner hören. 
4. Jetzt, dachten wir, kommt die Front immer näher, bald werden deutsche Frontsoldaten kommen.
5. Nun kam der Zeitpunkt der Entscheidung. 
6. Mit den Nachbarn zusammen wurde beraten. Was sollten wir tun, auch fliehen und das Vieh und alles andere im Stich lassen? 
7. Erst heute, da ich nun selbst alter bin, kann ich so richtig nachempfinden was für eine große Last und Bürde damals auf meiner Mutter lag und zu entscheiden was zu tun war. 
8. Meine Großmutter, damals fast neunzig Jahre alt, mitnehmen, bei dieser Kälte im Freien?






LA  SITUAZIONE  DIVENTA SEMPRE PIU’ CRITICA

1. Nei giorni che seguirono si vedevano sempre più spesso caccia russi sorvolare i nostri cieli. 
2. Probabilmente erano voli di ricognizione finalizzati ad individuare la localizzazione dell’aeroporto, che si trovava non lontano dalla nostra fattoria.
3. Di tanto in tanto si sentiva anche il lontano rombo dei cannoni. 
4. Pensavamo che presto i soldati tedeschi, che facevano parte delle armate centrali a difesa dei nostri confini, sarebbero tornati, visto che il fronte si avvicinava sempre di più. 
5. Anche per noi era arrivato il momento di prendere una decisione. 
6. Insieme con i vicini discutemmo su cosa fare: fuggire verso ovest, come avevano fatto altri prima di noi, e abbandonare la casa, il bestiame e tutto ciò che ci apparteneva da sempre? 
7. Solo oggi, che sono più anziana, posso comprendere quale responsabilità avesse avuto mia madre  nel prendere una decisione così difficile, 
8. perché avevamo con noi la nonna quasi novantenne, che non avrebbe potuto sopportare  un viaggio così disagevole con il freddo dell’inverno.

Presto cominciammo a vedere aerei che volavano a bassa quota, erano di quelli che colpivano i convogli. Ogni volta che questi aerei venivano avvistati, le persone che camminavano sulle strade scappavano nei campi per non essere colpiti. Inoltre arrivò la notizia che il ponte Bober a Sagan era stato fatto saltare in aria. Si può immaginare quanto questi fatti rendessero la decisione ancora più difficile. La notte successiva fu bombardata la pista di decollo dell’aeroporto e insieme vennero distrutti tutti gli aerei che si trovavano sulla pista, fermi per mancanza di benzina. Ogni esplosione era seguita da una spaventosa detonazione, che ci terrorizzava perché lo spostamento d’aria infrangeva i vetri delle finestre e faceva sbattere le porte. Questo accadde per tutta la notte, tanto che eravamo convinti che del nostro villaggio non sarebbe rimasta pietra su pietra.

Il mattino successivo ci fu calma totale in tutto l’aeroporto, che sembrava morto. Non si muoveva nulla, ma i capannoni stavano ancora in piedi. Venimmo a sapere in seguito che in quella notte tutti i dipendenti vennero portati via; furono lasciati sul posto solo gli artificieri.

Quella stessa mattina, mentre ci trovavamo raggruppati con gli altri abitanti del villaggio, che discutevamo esitanti sul da farsi, vedemmo l’Ortsgruppenleiter Holz (capo del gruppo a guida del paese), capo del Parteimitglieder (il partito N.S.A.P. nazionalsocialista) del paese, che scappava con la moto lungo la Dorfstraße, con il fucile sulla schiena, gridando verso di noi “Si salvi chi può!”. Aveva già messo in salvo segretamente tutta la sua famiglia. Fino a quel giorno era stato alla guida del villaggio e ci aveva sempre rassicurato dicendoci che la situazione non era preoccupante, poi improvvisamente scappava, tradendo il suo ruolo e tutti gli abitanti della comunità di cui era stato capo. Adesso eravamo veramente soli ed abbandonati ad un destino sconosciuto.

Attendemmo inutilmente  che i soldati tedeschi ritornassero dal fronte, per poter capire quanto lontane o vicine fossero le armate russe,  ma vedemmo arrivare solo qualche soldato isolato, che aveva perso il collegamento con la propria unità. 

Il fronte tedesco nella nostra zona non esisteva più ed i soldati pensavano solo a fuggire verso ovest il prima possibile.(*)




(*) “Con una delle avanzate più massicce, dure e rapide dell’intera seconda guerra mondiale, Zukov con le sue truppe aveva raggiunto, il 31 gennaio, le sponde dell’Oder. Tutte le sacche di resistenza tedesche erano state superate e furono rastrellate solo in seguito. Le armate sovietiche, che contavano oltre 1.500.000 uomini ed avevano l’appoggio di 28.000 cannoni, 3.300 carri armati e 10.000 aerei, si trovarono così di fronte allo schieramento delle forze tedesche, di appena 596.000 uomini, con 8.230 cannoni, 700 carri armati e 1.300 aerei. Contro una superiorità nemica di queste proporzioni, i tedeschi non avevano quindi nessuna possibilità di opporsi. Torun, Poznan e Breslavia furono circondate e resistettero per qualche tempo, ma tutto il resto delle armate tedesche venne spazzato via e respinto.” Cfr . Atlante della seconda guerra mondiale, Richard Natkiel, Peter Young,  Arnoldo Mondadori Editore